Miopia e metodo Bates
La testimonianza di Cristina racconta una storia che parte da un’esperienza che accomuna tutti coloro che sono stati bambini e che , ad un certo punto della loro vita, hanno dovuto mettere gli occhiali.
E’ una storia di incontri, fra cui quello con il metodo Bates che la porterà gradualmente ad una comprensione più profonda di sè e ad un nuovo modo di vedere.
Mi chiamo Cristina e grazie al Metodo Bates da diversi anni mi sto prendendo cura della mia vista. Da bambina, ero molto piccola mi fu diagnostica una forte miopia all’occhio destro; crescendo anche il mio occhio sinistro diventò miope. Il mio oculista mi aveva spiegato che la miopia era una condizione che con la fine dell’adolescenza e l’arrivo dell’età adulta sarebbe diventata stabile ma nonostante ciò in alcuni periodi della mia vita ho continuato a riscontrare cali visivi. L’unica soluzione che mi veniva suggerita era quello di aumentare la correzione delle lenti.
Un giorno, avrò avuto 18 anni, un conoscente mi raccontò del metodo Bates e di come lui e sua madre avevano tolto definitivamente gli occhiali e riacquistato una buona vista con l’utilizzo delle pratiche suggerite da questo metodo. Rimasi stupita e nell’immediato pensai che per loro forse era stato possibile riuscirci per la loro lieve miopia ma per una come me che “non vede ad un palmo dal naso” senza correzione…non mi sembrava possibile. Inoltre non riuscivo a comprendere come qualcosa di così benefico non venisse divulgato negli studi oculistici, non volevo arrendermi all’unica soluzione che mi veniva data ma faticavo ad accedere con apertura a questa possibilità: il tutto mi sembrava inverosimile.
Tuttavia, nonostante lo scetticismo e le resistenze, decisi di farmi prestare il libro del Dott. Bates “Trattamento della vista senza occhiali”. Mi ricordo che già leggendo il titolo sentii un conflitto dentro di me e mi vidi bambina con le parole dei grandi che mi dicevano: “non toglierai mai gli occhiali”. Penso che gli occhiali siano l’oggetto che abbia più odiato in vita mia. Ricordo che da piccola venivo costantemente rimproverata se li toglievo, che dovevo portarli sempre altrimenti la mia vista sarebbe peggiorata, cosa che comunque avveniva allo stesso modo…ma probabilmente ciò nascondeva qualcosa di molto più profondo…Provai a leggere diverse volte quel libro, ma non riuscii a capirlo, era troppo lontano dalla mia comprensione e dalle mie conoscenze tanto che, nonostante la mia profonda speranza in una soluzione, abbandonai l’idea. Solo verso i 25 anni in seguito ad una profonda crisi interiore legata in qualche modo anche ai miei occhi, ripresi in mano il libro sul metodo Bates che avevo in casa.
La medicina ufficiale mi aveva insegnato determinate cose sulla miopia eppure questo libro, scritto comunque da un oculista, esponeva concetti diversi, portava l’attenzione su degli aspetti completamente nuovi che mi incuriosivano , partivano dall’idea di fondo che la vista difettosa è collegata allo sforzo di vedere e che gli occhi per loro natura possono migliorare.
Provai ad applicare il metodo da sola ma non vi ruscii finchè non incontrai l’educatrice visiva Stefania Romagnoli. Cercando su internet la trovai proprio nella mia città. Così raccolsi tutte le mie forze ed accompagnata dalle mie paure la chiamai. La prima volta che entrai nel suo studio, nonostante portassi le lenti correttive, ero così in confusione che non vedevo nulla e non sapevo neanche orientare il mio corpo nello spazio!
Cominciai ad approcciarmi alle prime pratiche e già dai primi incontri riuscii ad ottenere dei brevissimi lampi di visione nitida soprattutto grazie alle tecniche di rilassamento.
Sebbene questi flash fossero un’esperienza davvero intensa la loro breve durata mi scoraggiava, quando accadeva mi prendeva paura e temevo che il mondo stesse per crollarmi addosso con tutte le sicurezze che iniziavano a sgretolarsi davanti….Mi trovavo ad un bivio e non sapevo quale via prendere, quella in cui avevo sperimentato qualcosa di inedito osservando le mie nuove percezioni visive o quella legata alle vecchie e note convinzioni in cui c’era da indossare una correzione e farsi poche domande.
Alla fine decisi di avventurarmi in questa nuova dimensione visiva e da quel momento ho iniziato un percorso che mi ha portato ad essere più consapevole dei miei occhi.
Ho scelto di comprendere tramite la pratica come posso guarire, di darmi il tempo di sperimentare e di comprendere quegli aspetti del metodo che mi permettono di affinare l’ascolto di me e di come cambia la mia vista. Sono passati 8 anni da quando ho iniziato con il metodo Bates e da allora ho abbassato la mia correzione e appena posso sto senza alcun tipo di lenti. Il tempo mi ha portato nuovi apprendimenti, fra cui l’importanza della costanza nel lavoro di osservazione, l’impegno di fare le pratiche tutti i giorni come un esercizio quotidiano di cura di sé , un’azione semplice come lavarsi i denti o farsi la doccia. Ogni giorno osservo nella pratica cosa accade ai miei occhi, ai miei pensieri e alle mie emozioni e una volta finito l’esercizio, lascio andare il lavoro fatto e vivo la vita di tutti i giorni , cercando di sentirmi comoda e a mio agio. Mi sono accorta che quando manco a questo appuntamento quotidiano, non solo perdo l’occasione di migliorare la vista ma anche quella di vivere bene la mia giornata. Mi viene in mente una frase da Il Piccolo Principe di A.De Saint-Exupery “ l’essenziale è invisibile agli occhi”, io la cambio così: “l’essenziale è invisibile agli occhi inconsapevoli”. Cristina
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